In un tempo lontano, quando il mondo era ancora giovane e le divinità camminavano tra gli uomini, la Terra brillava di una bellezza che solo gli dèi potevano comprendere pienamente. Fra i campi di fiori che ondeggiavano sotto il tocco del vento viveva una giovane dea chiamata Persefone, figlia di Demetra, la dea della fertilità e dell’agricoltura. Persefone non conosceva preoccupazioni; il suo mondo era fatto di luce, natura e amici fidati.
Le sue più grandi compagne di gioco erano le Oceanine, ninfe dell’acqua dolce, figlie del grande Oceano. C’era Ploto, che amava saltare nei ruscelli e far emergere improvvisamente fontane d’acqua per sorprendere le altre; Dione, calma e riflessiva come le acque tranquille di un lago; e Metis, sempre saggia e profonda, come il fiume che scorre attraverso le terre del mondo portando saggezza e vita.
Era un giorno come tanti altri nella Terra dei Fiori. Persefone, radiosa come la luce del mattino, stava correndo tra i prati. I suoi capelli, del colore dell’oro pallido, danzavano al vento, e ovunque i suoi piedi toccassero il suolo, piccoli fiori spuntavano come per magia.
“Persefone, aspetta!” gridò Ploto, rincorrendola con una risata. “Vuoi sempre correre più veloce del vento?”
Persefone si fermò e si voltò, con un sorriso smagliante sul viso. “È la primavera che mi corre dentro! Non riesco a stare ferma!”
Le altre Oceanine si avvicinarono, con Dione che osservava il cielo limpido sopra di loro. “Oggi è una giornata perfetta. Il fiume mi ha detto che il tempo sarà così per tutto il giorno. Non c’è una nuvola all’orizzonte.”
“Una giornata perfetta per scoprire qualcosa di nuovo,” aggiunse Metis, toccando l’acqua di un piccolo ruscello che sgorgava vicino a loro. “L’acqua è calma, ma sento che c’è un segreto nascosto, un segreto che aspetta solo di essere svelato.”
Persefone la guardò curiosa, i suoi occhi brillavano di interesse. “Un segreto? Cosa vuoi dire?”
Metis fece spallucce, pensierosa. “Non saprei. Ma le acque ci parlano sempre, Persefone. Solo che non sempre ascoltiamo.”
Persefone annuì, il suo spirito curioso già in fermento. “Allora andiamo a scoprirlo! Se c’è un segreto, io voglio essere la prima a trovarlo.”
Le ragazze risero e iniziarono a camminare insieme lungo un sentiero che si snodava tra i prati. Mentre procedevano, le Oceanine scherzavano tra loro, spruzzandosi con piccole gocce d’acqua che facevano apparire magicamente dal terreno. Persefone, dal canto suo, camminava con una grazia naturale, facendo fiorire piccoli boccioli lungo il sentiero.
Dopo un po’ di cammino, arrivarono in un punto della valle che non avevano mai esplorato prima. Di fronte a loro, nascosto tra gli alberi e avvolto da una leggera nebbia, c’era un arco di rami intrecciati coperti di edera, come una porta segreta.
“Non l’avevo mai visto prima,” disse Dione, con una nota di sorpresa nella voce.
Ploto si avvicinò all’arco, osservandolo da vicino. “Sembra… che sia sempre stato qui, ma allo stesso tempo è come se fosse apparso all’improvviso.”
Persefone fece un passo avanti, il suo cuore batteva più forte per l’emozione. “Andiamo a vedere cosa c’è dall’altra parte,” disse con decisione.
Le altre la seguirono senza esitazione, e varcarono insieme l’arco.
Il Giardino Incantato
Quando attraversarono l’arco, si trovarono in un luogo che non avevano mai visto prima, eppure sembrava provenire da un sogno. Il giardino era vasto, maestoso, e diverso da qualsiasi altro posto che avessero mai visitato. I fiori erano di una bellezza straordinaria, con petali traslucidi che scintillavano alla luce del sole come se fossero fatti di cristallo. Gli alberi erano alti e rigogliosi, e i loro rami d’argento brillavano come stelle sospese nel cielo.
“È… magnifico,” sussurrò Persefone, incapace di distogliere lo sguardo dalla meraviglia che la circondava.
Dione si inginocchiò vicino a un fiore che emanava un leggero bagliore blu. “Questo posto è diverso da tutti quelli che abbiamo visto. Ogni fiore sembra fatto di magia.”
Ploto corse verso uno stagno di acqua limpida, al centro del giardino, e si chinò per toccare l’acqua. “Guardate, persino l’acqua qui è speciale. Sembra di toccare la luna.”
Metis, sempre attenta ai dettagli, si avvicinò a un albero dai frutti dorati. “Questo luogo è antico, più antico di quanto possiamo immaginare. Sento… qualcosa. Come un richiamo.”
Persefone si spostò verso un piccolo fiore che brillava più intensamente degli altri. Sembrava chiamarla, come se le sussurrasse segreti che solo lei poteva udire. Si inginocchiò e allungò la mano per sfiorarlo delicatamente. Appena lo toccò, una luce azzurra si diffuse dal fiore, avvolgendo tutto il giardino in un bagliore soffuso e avvolgente.
Le Oceanine fecero un passo indietro, osservando la scena con stupore.
“Persefone, cosa sta succedendo?” chiese Ploto, guardandosi attorno.
Persefone, ancora inginocchiata davanti al fiore, alzò lo sguardo. “Non lo so… ma sento qualcosa. Come se questo luogo mi conoscesse. Come se… fosse parte di me.”
In quel momento, la luce si concentrò in un punto e prese lentamente forma. Davanti a loro apparve una figura eterea, una ninfa d’acqua, i suoi capelli ondeggiavano come le correnti di un fiume, e i suoi occhi erano profondi e scintillanti come l’oceano.
“Benvenuta, Persefone,” disse la figura con una voce dolce e melodiosa. “E benvenute a voi, Oceanine. Questo giardino ha atteso il vostro arrivo.”
Le ragazze la guardarono sbalordite. “Chi sei tu?” chiese Metis con rispetto.
“Sono Custodia, la guardiana di questo luogo,” rispose la ninfa. “Questo giardino esiste da molto tempo, nascosto agli occhi dei più. Solo chi ha un cuore puro e uno spirito libero può trovarlo. E voi siete quelle prescelte.”
Persefone si alzò lentamente, avvicinandosi alla ninfa. “Perché noi? Perché io?”
La ninfa sorrise, e i suoi occhi brillarono come stelle. “Perché il tuo destino, Persefone, è intrecciato con questo luogo. Questo giardino custodisce segreti antichi, segreti che un giorno ti apparterranno. Ma non è ancora il momento. Oggi sei qui per scoprirne solo una piccola parte.”
Persefone la fissò, piena di domande. “Quali segreti? Cosa devo fare?”
“Ogni cosa a suo tempo,” disse la ninfa. “Per ora, sappi solo che questo giardino sarà il vostro rifugio. Un posto dove tornare quando lo vorrete, un luogo sicuro dove scoprire la vera forza che dimora dentro di voi.”
Le Oceanine si scambiarono uno sguardo, ancora incantate dalle parole della ninfa. Ploto ruppe il silenzio, con un’espressione affascinata. “Questo giardino… è nostro?”
Custodia annuì. “Sì, appartiene a voi, come voi appartenete a lui. Qui troverete saggezza e forza. Ma ricordate, con la conoscenza viene anche la responsabilità. Un giorno, Persefone, dovrai affrontare il tuo destino, e questo giardino sarà la chiave per comprenderlo.”
Persefone abbassò lo sguardo, sentendo il peso di quelle parole. Non capiva ancora cosa significassero, ma sapeva che quel giardino era speciale. E che, in qualche modo, faceva parte di lei.
Le ragazze passarono il resto della giornata a esplorare il giardino, scoprendo piante mai viste, fiori che cantavano canzoni dolci e ruscelli che danzavano sotto il tocco delle Oceanine. Ma nonostante il loro divertimento, un pensiero continuava a risuonare nella mente di Persefone: quale segreto custodiva quel giardino? E quale destino l’aspettava?